videoregistrazione della presentazione del libro
Una rivoluzione di sé, La vita come comunione 1968-1970
di Luigi Giussani
svoltasi il 23 gennaio 2025 presso l’oratorio di Cassago (LC)
con Giancarlo Cesana (Professore onorario di igiene e sanità pubblica)
in collaborazione con Comunione e Liberazione – Alta Brianza
Appunti della serata
Viene sottolineata l’importanza di questi scritti per riscoprire il significato della vita, in un contesto storico di grandi cambiamenti. Si sostiene che la fede e la coscienza cristiana si relazionano con i problemi del mondo, come la violenza e l’oppressione. Viene evidenziata una sofferenza per situazioni come quelle in Cambogia, Afghanistan e nei manicomi sovietici, così come per la disumanizzazione nell’Occidente.
Successivamente, si approfondisce il tema del ruolo di don Giussani nel contesto del ’68. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, il libro dedica solo due frasi a questo periodo, in quanto la preoccupazione principale di Giussani non era criticare il ’68, bensì correggere coloro che erano rimasti fedeli al movimento. Si evidenzia come Giussani, dopo un periodo di allontanamento forzato, tornò a frequentare il Centro Culturale Péguy di Milano, fondato da coloro che, dopo la diaspora del ’68, erano rimasti nel Movimento.
Un punto centrale dell’intervento è il focus sulla ripresa della fede. Giussani non era interessato a discussioni culturali o sociali, ma a come riaccendere la fede nelle persone: egli proponeva un ritorno alla tradizione cristiana, non come un’imposizione, ma come punto di partenza per la ricerca della verità. La tradizione era vista come un’eredità di saggezza e di esperienza, non come un insieme di regole da seguire ciecamente. Giussani invita a verificare la propria tradizione, non ad accettarla passivamente.
Si arriva al cuore del pensiero di Giussani: la vita come comunione. Viene spiegato che per Giussani il vero contributo all’esperienza cristiana è stato sottrarre Cristo al pietismo e riportarlo nella comunione cristiana, cioè nella comunità. Questo significa che Cristo si incontra concretamente nella vita comunitaria, non in un’idea astratta o in una devozione pietistica. Viene chiarito che la verità non è un’idea, ma una Persona, o meglio, un’unità di persone che seguono Cristo. La comunione cristiana è il Corpo mistico di Cristo, un mistero che si vede ma non si possiede.
Un aspetto importante è l’unità della comunità cristiana. L’esempio delle elezioni degli anni ’70 viene citato per illustrare questa unità, che contrastava con la divisione tipica del mondo politico. L’unità è vista come qualcosa di non scontato, che deve essere ricercata e costruita, poiché è una testimonianza di Cristo. La vita cristiana è una dipendenza dalla comunità, un’appartenenza che porta a una comunione di giudizio. Questa comunione non è un accordo forzato, ma un’urgenza di intendersi e di fare unità perché si appartiene alla stessa origine.
Si parla poi di come Giussani vedeva il cristianesimo come avvenimento. Il carisma di Giussani è visto come la capacità di far risorgere ciò che era morto, nel suo caso il cristianesimo. La sua predicazione non era basata sulla logica, ma sull’esperienza di un mistero da cui egli stesso dipendeva.
Un concetto fondamentale è che il presente senza futuro è una tomba. La speranza è la certezza di ciò che c’è oggi. La salvezza è vista come una storia, un cammino verso un fine che non è la fine, ma la vita eterna promessa dalla resurrezione di Cristo. Il Movimento è inteso come un ambito educativo che ha come scopo la costruzione della Chiesa e la liberazione dell’uomo.
Nella prima lezione del 1970 Giussani introduce il concetto di autocoscienza, una dimensione inedita per le questioni di fede. L’autocoscienza è vista come il principio della personalità rivoluzionaria, un’urgenza di personalizzazione del giudizio riguardo al valore della vita. L’autocoscienza, però, non va intesa come soggettivismo, ma come coscienza della traccia di Dio dentro l’uomo. Il vero problema, secondo Giussani, non è la vita sociale, ma l’impegno missionario, cioè essere mandati a comunicare la vita eterna.
Infine, si sottolinea che Comunione e Liberazione non è solo una reazione cattolica alla rivoluzione del ‘68, ma una strada originale di rinnovamento della vita personale e di chi decide di farne parte.
(© Centro Culturale Charles Péguy)